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Weekend nel Parco Nazionale del Circeo

http://www.parcocirceo.it/
Diamo il benvenuto all’autunno e salutiamo l’estate con il
Gemellaggio Lerka Minerka – Sempre Verde !
Sabato 30 Settembre – Domenica 01 Ottobre 2017

Programma di massima:

Sabato 30 Settembre 2017

7:30 LM: partenza da Benevento terminal-bus
10:30 arrivo gruppo LM dalla Campania
11:00 sistemazione in alloggio e/o montaggio tende
12:00 passeggiata a Riparo Blanc (scogliera+bagno) http://www.prolococirceo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=338&Itemid=785&lang=it
14:00 pranzo al sacco
16:00 passeggiata alla grotta delle Capre http://www.circei.it/grotta-delle-capre.html
http://blog.zingarate.com/parconazionaledelcirceo/grotta-delle-capre/
20:00 cena conviviale + serata in spiaggia

Domenica 01 Ottobre 2017

08:30 escursione ad anello sui laghi costieri:
Laghi di Fogliano e Monaci
villa fogliano – rio martino – lago dei monaci sponda nord – sabaudia spiaggia bufalara – strada interrotta – rio martino – villa fogliano
Partenza: Villaggio Fogliano (Latina)
Tempo di percorrenza: 4 ore
Difficoltà: Facile
Lunghezza: 15 km
Dislivello: Pianeggiante

13:00 pranzo al sacco
15:00 Escursione ad anello nella Selva di Circe da loc. Cerasella (Sabaudia)http://www.parcocirceo.it/iti_dettaglio.php?id_iti=2245

Partenza: Cerasella
Arrivo: Cerasella
Tempo di percorrenza: 2 ore
Difficoltà: Medio – Facile
Lunghezza: 4 km
Dislivello: Pianeggiante

17:00 saluti e brindisi a S. Felice Circeo paese con i partecipanti del corso di disegno
18:00 partenza gruppo LM per la Campania
22:00 partecipanti LM arrivo a Benevento terminal-bus
Gli interessati ad un corso di disegno naturalistico potranno riservare la partecipazione al corso con Francesca Cocco al Faro di S. Felice Circeo ore 16-19. (scrivere a sempreverde.pronatura@gmail.com )

Per approfondimenti:
http://www.parks.it/parco.nazionale.circeo/pun.php
Pernotto
http://www.parks.it/parco.nazionale.circeo/Esog.php
http://www.parks.it/parco.nazionale.circeo/iti.php

Riparo Blanc

Il Riparo Blanc è una piccola cavità rocciosa posta 20 m. s.l.m. sfruttata dall’uomo durante la preistoria. Si raggiunge prendendo dal Centro Storico la via del Faro e proseguendo oltre verso la Batteria. Questa grotta evidenzia la testimonianza di un insediamento umano del Mesolitico (circa 8500 anni fa). Lo strato ad esso relativo comprende un’industria litica molto particolare e resti di faune: furono rinvenuti infatti moltissimi strumenti definiti dagli archeologi denticolati e con delle intaccature che servivano per staccare dagli scogli e aprire i gusci dei circa 30.000 resti di molluschi, prevalentemente marini, qui rinvenuti.

La grande quantità di molluschi (un ammasso di rifiuti di pasti) nel Riparo indica un adattamento delle genti del Mesolitico alle mutate condizioni dell’epoca Postglaciale quando la raccolta intensiva dei molluschi marini di scoglio sostituisce la caccia degli ormai scarsi animali di grossa taglia.
Al Mesolitico segue il Neolitico caratterizzato al Circeo dalla comparsa dell’industria su ossidiana. La presenza di questa roccia è da porsi in relazione con lo sfruttamento dei giacimenti di questo particolare vetro vulcanico dell’isola di Palmarola (arcipelago pontino). Dalle coste del Circeo questo nuovo materiale, più facile da scheggiare, si irradia e si diffonde in tutto l’entroterra pontino e in buona parte della Penisola.

La Grotta delle Capre
La Grotta delle Capre è la più famosa e visitata fra le grotte del Circeo insieme alla Grotta Guattari, si trova nel versante meridionale del promontorio del Circeo il località Quarto Caldo. Appena entrati ci si trova al cospetto di un maestoso un salone a forma di cupola alto oltre 15 metri. La grotta presenta alcune prosecuzioni: un cunicolo sul fondo del salone, tra pareti bianche, prosegue per circa trenta metri di lunghezza sino ad ambienti sempre più ridotti. Un secondo ramo parte con un passaggio basso sul lato destro del salone; un terzo, infine, con una rampa accanto all’ingresso.

Anticamente l’antro era conosciuto come Grotta della Maga, nel quale la leggenda antica vuole che la Maga Circe elaborasse i suoi incantesimi [1].

La grotta veniva in genere descritta come un riparo ampio e profondo e prenderebbe il nome dal fatto che veniva frequentemente utilizzata per ripararvi i pastori e le capre durante i periodi di pioggia o in tempo di notte (non si capisce, comunque, come possano accedervi delle capre visto l’ingresso alla grotta assai difficoltoso).

Una recente scoperta, frutto di uno scavo clandestino, ha portato alla luce lo scheletro di un bambino custodito all’interno di un anfora romana. Questo tipo di sepoltura, detto enchytrismòs, veniva praticato per inumare i bambini e consisteva nel deporre il corpo all’interno di un vaso in terracotta pithos con il corpo in posizione rannicchiata. Il pithos veniva deposto in un anfratto di roccia, ricoperto da un cumulo di pietrame e rimaneva visibile sulla superficie del terreno. A Roma, durante la repubblica, era usanza comune l’uso dell’incinerazione che continuò sino all’Alto Impero, quando venne sostituita con l’inumazione, imposta dalle religioni orientali e poi dal cristianesimo. Questo daterebbe i reperti, in prima istanza, al III-IV secolo dopo Cristo, ma non è da escludere una datazione più antica, fenicio-punica, o addirittura preistorica. Il compianto prof. Marcello Zei durante una campagna di scavo, in questa grotta, recuperò altri due scheletri, che sarebbero appartenuti sempre a bambini. Tali resti vennero portati alla luce presso la rampa dell’ingresso a sinistra ove giace uno smottamento di terra. Scheletri inumati nello stesso punto anch’essi ad enchytrismòs. Probabilmente la grotta conserva ancora altre sorprese archeologiche e si auspica un intervento della Soprintendenza per chiudere temporaneamente il sito affinche si avvii al più presto una campagna di scavi.

La grotta è una notevole testimonianza della trasgressione tirreniana durante l’ultimo interglaciale, quando alternanza del livello batimetrico nelle epoche geologiche, causato dalle variazioni del volume dei ghiacciai, ha influenzato l’evoluzione della cavità con il variare delle condizioni ambientali. Sulle pareti della Grotta delle Capre sono ancora evidenti i fori praticati dai litodomi (animali marini che hanno la caratteristica di trovare riparo nelle rocce più dure forandole con una secrezione acida). I fori dei litodomi si ritrovano sia nelle grotte poste a 23 metri di altitudine, che sulle pareti delle grotte poste a 8 a 4 e a 3 metri sul livello del mare. Sono questi i segni evidenti delle mutate condizioni paleogeografiche. E’ stato possibile in tal modo stabilire qual’é stato il periodo di massima immersione e calcolare in due centimetri annui l’incremento medio del fenomeno, sia quando é in fase positiva che quando é in fase negativa.

All’interno della grotta è visibile la stratigrafia dello scavo compiuto dal Prof. Alberto Carlo Blanc quando nel 1936 portò alla luce 12 strati ti terreno. Nel quinto livello sono stati ritrovati resti di una fauna di tipo tropicale come l’ippopotamo, risalendo gli strati dal basso verso l’alto si perdono i segni di animali adattati a un clima caldo e si scoprono resti di fossili tipici dei climi rigidi: segno evidente del sopraggiungere della glaciazione.

Durante l’ultimo periodo interglaciale il livello del Mediterraneo era di circa 10-15 m più elevato di oggi: quel mare ricopriva una buona parte dell’attuale Agro Pontino e circondava il Monte Circeo, escavando sui suoi fianchi tutta una collana di grotte litoranee e lasciando sul fondo di esse spiagge marine contenenti molluschi che oggi non vivono più nelle nostre acque, e sono confinati alla costa dell’Atlantico tropicale. Nell’interno delle grotte del Monte Circeo sono ben visibili le tracce di quest’antica linea di riva marina, sotto forma di solchi di battigia, scavati sulle pareti rocciose, e di perforazioni di datteri marini, fino a circa 10 m di altezza [2].

1. Descrizione Topografica di Roma e Comarca, 1864
2. Carlo Alberto Blanc, Sapere, 1939

La Grotta delle Capre nell’800 [1]
di Giuseppe Capponi
A poca distanza dalla torre del Fico, girando le falde del Circeo, che s’innalza a picco come una grande penisola tra la pianura ed il mare, si trova una bellissima grotta la quale viene appellata Grotta delle Capre, essendo l’accesso difficilissimo, ed è anche pericoloso in qualche punto, per gli erti scogli, che la circondano, e sotto ai quali l’occhio viene spaventato dalle onde del mare spumante, il di cui livello si è abbassato di molto conoscendosi tuttora dalle corrose pareti della stessa grotta ove anticamente l’acqua giungeva.

Essa ha un aspetto veramente magico ed imponente in forma di Panteon, la cui estensione è di palmi 125 in largo e 208 in lungo, ed ha una altezza sufficiente per poter coprire un bastimento. Le interne sue pareti si sono ornate da molte stalattiti rappresentanti varie figure di uomini, di paesaggi, ecc… formatisi naturalmente con lo sgocciolare dell’acqua, che filtra dalla volta, mista a sostanza calcarea. Dal primo ambiente di questa caverna si accede ad altro più piccolo in forma di corridoio naturale, che penetrando nell’interno del monte da comunicazione ad altra profonda grotta, nella quale volli io introdurmi vari anni addientro in compagnia di alcuni miei amici; e quidati dalla luce di varie torcie accese la percorremmo sino ad un certo punto, da dove non volemmo proseguire temendo essere offesi da qualche serpente o altro animale solito a nidare in qualli solitari ed oscuri antri. Chiunque imiterà il mio esempio vedrà un opera della natura molto singolare, e posso accertare i lettori (fidato anche sulle narrative di vari viaggiatori) essere questa una delle più belle e magnifiche grotte naturali che esistono in Italia.

Al di la della Grotta delle Capre, e camminando nella direzione del fortino nominato Cervia (dalla tradizione che in quelle vicinanze si recassero a dissetare i cervi scendenti il monte) si trova un’altra maestosa spelonca nella quale devesi accedere dalla parte del mare e col mezzo di un naviglio. Essa prende il nome di Grotta dell’Impiso da una deposizione di stalattiti, che riunitesi in forma di un tronco sospeso alla volta, ha molta somiglianza colla figura di un uomo a testa in basso.

1. Giuseppe Capponi, Il Promontorio Circeo, 1856
2. Litografia in bianco e nero, Edward Dodwell, 1830 ca.
3. Realizzazione fotografica e ricerca storica, Carlo Gallone


“Si precisa che la presente mail costituisce un mero invito per una escursione in gruppo per cui l’associazione proponente non assume alcun onere finalizzato all’organizzazione di detta attività, limitandosi a favorire l’incontro di persone aventi una comune finalità.
Conseguentemente ciascuno è libero di determinare il modo con cui svolgere l’escursione , tenendo in considerazione anche le proprie attitudini psico fisiche.
In considerazione di ciò l’associazione non è responsabile per eventuali danni alla persona od a cose occorse nella effettuazione dell’escursione.
In ogni caso si ritiene doveroso informare che l’attività escursionistica implica il possesso di una sana e robusta costituzione.
Inoltre, trattandosi di manifestazione pubblica, la partecipazione alle escursioni implica l’autorizzazione da parte del richiedente sia all’utilizzo della propria immagine che ai dati in esso contenuti in forma anonima e collettiva e non saranno pertanto trasmessi a terzi se non previo consenso dell’interessato, ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dalla legge 30/06/03 n° 196?.


Si invita a prendere visione del regolamento delle attività escursionistiche e a compilare il modulo “dichiarazione di liberatoria di responsabilità”

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